schizzi disegni dipinti , parole e rime, incerti scandagli di mondi tra dentro e fuori incerti
martedì 28 febbraio 2012
giovedì 23 febbraio 2012
GIRASOLI IN BLU
Affranti soli
piegano i raggi
alla notte nascente
e si dissolvono.
Nell'aria azzurra
lacrime d'oro
piegano i raggi
alla notte nascente
e si dissolvono.
Nell'aria azzurra
lacrime d'oro
CI SONO PERSONE
Ci sono persone scostanti
persone che sono sempre sorridenti
e hanno atteggiamenti gentili
ma da loro sprigiona un'aura di gelo.
Io sono come Castaneda che aveva sperimentato
i funghi allucinogeni degli sciamani
e i suoi occhi vedevano
una luce irraggiarsi dalle persone.
Ma non tutte le persone hanno una luce
e hanno atteggiamenti gentili
ma da loro sprigiona un'aura di gelo.
Io sono come Castaneda che aveva sperimentato
i funghi allucinogeni degli sciamani
e i suoi occhi vedevano
una luce irraggiarsi dalle persone.
Ma non tutte le persone hanno una luce
FORSE OGGI PIOVE
Forse oggi piove
Tornano sprazzi di ricordi
che tracciano linee di profondità
sulla prospettiva del tempo
E la grande nuvola che il libeccio
spalma sulla città
è una tregua di frescura
all'afa che la tormenta
Una siccità d'anni intorno agli occhi
si raggruma
come solchi secchi d'un campo
su cui la promessa di pioggia
sta sospesa
E la tristezza si ravviva
che la credevo sepolta
SASSARI DUOMO
SETTEMBRE
Piove dopo un gran caldo soffocante.
Settembre inizia con odore d'erba
e di terra bagnata.
Nell'aria un brivido risveglia fresco
vivificante i sensi
sopiti dall'arsura.
Afferra nel suo scompiglio di vento
le cose dalla terra
e le offre al cielo arcigno.
In attesa lampi d'occhi sospesi
alla nuvola bianca ed alla nera
affondano gli uncini
cercando dentro il caos stabilità
OMAGGIO A MIRO'
Settembre inizia con odore d'erba
e di terra bagnata.
Nell'aria un brivido risveglia fresco
vivificante i sensi
sopiti dall'arsura.
Afferra nel suo scompiglio di vento
le cose dalla terra
e le offre al cielo arcigno.
In attesa lampi d'occhi sospesi
alla nuvola bianca ed alla nera
affondano gli uncini
cercando dentro il caos stabilità
OMAGGIO A MIRO'
CAVALCATA
CAVALCATA
Fremono i cavalli nella ressa
e il sole accende le fiamme
dei bianchi velluti e dei rossi
scorre d'un lampo la via nei giorni
svuotata e di folle assente
calcata d'umili villani
intenti alle faccende
per un giorno rinasce di spiriti
indomiti che della festa l'abito
a balentìa ridesta
e il sole accende le fiamme
dei bianchi velluti e dei rossi
scorre d'un lampo la via nei giorni
svuotata e di folle assente
calcata d'umili villani
intenti alle faccende
per un giorno rinasce di spiriti
indomiti che della festa l'abito
a balentìa ridesta
IL VIAGGIATORE
Con incedere lento al passo va
nel dondolio si cullano i pensieri
che all'unisono volgono alla strada
cavallo e cavaliere
e la strada risponde noncurante
con la stessa canzone
del mite viaggiatore
L'AMICA E L'INFANZIA
Non ero sola nel viaggio
Forse tu bambina solo giocavi
e ciò che era per me totale per te
del tutto marginale
al centro dei tuoi infantili pensieri.
Quando io m’aggrappavo alla sartia del mio
viaggio e del tuo tu allora
nel tuo sorridente mare di spuma
ai tuoi adolescenti orizzonti la prua
volgendo non mi comprendevi se non
ciurma o zavorra di cui
liberarti in porto con i trastulli
della traversata noiosi orpelli
E marcito cordame alla tua vela
Amiche Perdute
Tu scordato bene non mi ami più
E troppo brucia il senso del diniego
Che pure per molti anni io non coglievo.
Giunte all’età del bilancio sul piatto
Il diseguale peso dei ricordi
Incide come d’un vuoto che conta
Come d’un pieno e degli zeri somma
Esosa si fa a reclamare il debito.
Tu muta amica non sei ombra rimossa
Di più o meno inconsci sensi di colpa
Di un bene che solo per me ora intendo
È perduto e pianto coi miei vent’anni
ULISSE
Non senti l'incanto delle sirene
dove il selvaggio mare
ti richiama all'azzurro.
Vuoto di terre e di preghiere vola
allo scoglio irto il folle
tuo remo e la vela si tende chiara
col suo bianco tepore di lenzuolo
dove il selvaggio mare
ti richiama all'azzurro.
Vuoto di terre e di preghiere vola
allo scoglio irto il folle
tuo remo e la vela si tende chiara
col suo bianco tepore di lenzuolo
mercoledì 22 febbraio 2012
Antiche barche
Sfoglio un grosso libro di fotografie,
antichità, di viaggio reportages
di esploratori ottocenteschi inclini
a contemplare dall'alto e incorniciare
a fuoco, in buona luce e ombra, quadri
d'esistenza remota e primitiva
fiori di bianco e nero rifioriti
nei fanghi di paesucoli e borgate...
e d'improvviso un vento di maestrale
ogni foglio scompiglia, volano via
le foto di famiglie, di casette
di terra e sassi, le buie facce scure
dei minatori in fondo alla miniera,
resta in ultimo un mare in controluce
barche in attesa silenti e ferme al molo
in un dolce dondolio d'altalena
che chiude gli occhi piano e dentro resta
uno sfavillio lontano di nivea
rena sui liti in lunga riga stesa
antichità, di viaggio reportages
di esploratori ottocenteschi inclini
a contemplare dall'alto e incorniciare
a fuoco, in buona luce e ombra, quadri
d'esistenza remota e primitiva
fiori di bianco e nero rifioriti
nei fanghi di paesucoli e borgate...
e d'improvviso un vento di maestrale
ogni foglio scompiglia, volano via
le foto di famiglie, di casette
di terra e sassi, le buie facce scure
dei minatori in fondo alla miniera,
resta in ultimo un mare in controluce
barche in attesa silenti e ferme al molo
in un dolce dondolio d'altalena
che chiude gli occhi piano e dentro resta
uno sfavillio lontano di nivea
rena sui liti in lunga riga stesa
martedì 21 febbraio 2012
DISGELO
Si ritira la neve
molle dalle pendici,
stanno sull'orlo via via più esteso
penduli i boschi colti
nell'istantanea luce,
trame nere di sterpi fanno trina
quasi mani a trattenere tese
il languore disciolto
di lattea lava
che d'infuocate polle
punteggiando la terra
la convalle dilava.
Un'umile preghiera d'attesa,
che ancora un poco duri,
prima dell'estate prosciugatrice
molle dalle pendici,
stanno sull'orlo via via più esteso
penduli i boschi colti
nell'istantanea luce,
trame nere di sterpi fanno trina
quasi mani a trattenere tese
il languore disciolto
di lattea lava
che d'infuocate polle
punteggiando la terra
la convalle dilava.
Un'umile preghiera d'attesa,
che ancora un poco duri,
prima dell'estate prosciugatrice
ANDARSENE
Andarsene.
Là dove la campagna si fa bosco
E dall’incerto crepuscolo sale
la bruma opalescente
sugli odori delle erbe
selvatiche e dei funghi.
Dove il tempo si è fermato
e s'intrecciano ghirlande
lungo le grandi montagne dell’est.
Dove in cima a guardare
anche in piena estate brilla la neve
e ad ascoltare d'ali di farfalle
vibra l'aria sui frutti
di bosco racchiusi
nel lembo del grembiule sollevato
Là dove la campagna si fa bosco
E dall’incerto crepuscolo sale
la bruma opalescente
sugli odori delle erbe
selvatiche e dei funghi.
Dove il tempo si è fermato
e s'intrecciano ghirlande
lungo le grandi montagne dell’est.
Dove in cima a guardare
anche in piena estate brilla la neve
e ad ascoltare d'ali di farfalle
vibra l'aria sui frutti
di bosco racchiusi
nel lembo del grembiule sollevato
SENEX
Ruvida la superficie delle grezze lane
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
CONCRETA VITA
Non mi culli malinconia
che io non scivoli nelle sabbie mobili
della mia pena
mi soccorra con la sua sferza
d'energia concreta vita
che da tutte parti d'ogni pertugio
fa varco di fuga
e di cose vere si fa scudo
che hanno spigoli e feriscono
e di colori forti acceca
ma farsi male così
è comunque un sentire d'esistere
che io non scivoli nelle sabbie mobili
della mia pena
mi soccorra con la sua sferza
d'energia concreta vita
che da tutte parti d'ogni pertugio
fa varco di fuga
e di cose vere si fa scudo
che hanno spigoli e feriscono
e di colori forti acceca
ma farsi male così
è comunque un sentire d'esistere
Le Tre Grazie
ritorno stanca spossata la sera
non è cosa
di cercare tra angoli
spigolosi e contorti spasmi
il filo degli interiori monologhi
diventati nonsense nel dare
forma a ciò che non ce l'ha
- frugo nei visi sconosciuti e bianchi
e nel puerile sorriso
dove s'impiglia, sì,
quella cosa che a me sfugge
e che non è innocenza:
obliqui sguardi le fini labbra rosse -
il giorno vola dalle fatiche della vita
che la natura ha dato
e giunge presto la sera con le sue
luminarie
di cercare tra angoli
spigolosi e contorti spasmi
il filo degli interiori monologhi
diventati nonsense nel dare
forma a ciò che non ce l'ha
- frugo nei visi sconosciuti e bianchi
e nel puerile sorriso
dove s'impiglia, sì,
quella cosa che a me sfugge
e che non è innocenza:
obliqui sguardi le fini labbra rosse -
il giorno vola dalle fatiche della vita
che la natura ha dato
e giunge presto la sera con le sue
luminarie
ANTICO MODERNO
Le ragazze dai volti spavaldi e gli occhi lucenti
ridono mostrando le gole nude e nascondono nei cuori i loro segreti
tra le sete d'antichi telai e le trine ricamate dalle mani delle bisnonne.
I neri velluti e gli scialli colorati -
dormienti nelle cassapanche intagliate e nei cassetti dei vecchi comò -
riprendono vita e carne danzando i balli in tondo
al suono delle fisarmoniche.
Le ragazze smettono un momento i loro liberi giochi,
gli studi all'università e i loro progetti di viaggi e di lavoro,
racchiudono nei corpetti sbuffanti fragranti pensieri
di spighe di grano e di ghirlande d'eriche e asfodeli
e incedono maestose a testa alta
regalmente portando lo scettro di una saggezza millenaria
lunedì 20 febbraio 2012
TEMPO DI VENDEMMIA
Volevo disegnare le cose
che brillavano dense di colori
davanti ai miei svagati occhi
incerta la matita sul foglio bianco
altre cose inventava
volumi tra linee su piani
evanescenti nubi
del vento i percorsi
sulle colline lontane
ma dov'era
il loro corpo vero
il solo loro corpo nudo
che brillavano dense di colori
davanti ai miei svagati occhi
incerta la matita sul foglio bianco
altre cose inventava
volumi tra linee su piani
evanescenti nubi
del vento i percorsi
sulle colline lontane
ma dov'era
il loro corpo vero
il solo loro corpo nudo
dov'erano le parole vere
di quelle cose
le sole che alle cose
di quelle cose
le sole che alle cose
danno i colori?
FRANGIA
La senti dove pulsa sulle tempie
cade la frangia accesa da un raggio
sulla fronte aggrondata
cade la frangia accesa da un raggio
sulla fronte aggrondata
come sempre
cala sugli occhi velati di tristezza
ma più forse rabbiosi
ma più forse rabbiosi
della passata giovinezza
malizioso potere cui sfugge ora
il talismano che apriva porte
e scorre annacquata nelle vene
una vita strapazzata e gualcita
una vita strapazzata e gualcita
domenica 19 febbraio 2012
L'età spensierata MARTINA
Allora tu vuoi cantare
a gola spiegata solo come cantare può
una ragazza nell'età spensierata
a gola spiegata solo come cantare può
una ragazza nell'età spensierata
Allora vai oltre
le sbarre di una giornata persa alla finestra
oltre la curva della strada
che si piega di là dalla città
distrattamente indaffarata
Prendi i tuoi affetti più veri
perché sono l'unica catena che non pesa
prendi i pensieri brillanti
che ti guidano nei sentieri impervi
e ti rallegrano le solitudini
e ti illuminano nella notte quando non è stellata
Vai dove vuoi o dove puoi
quando sei stanca
getta l'ancora dei tuoi ricordi
dove della tua essenza intatta
alla mareggiata
sia solido appiglio la roccia caparbia
Occhi chiusi MARIA
Ho letto parole tante
alcune forse belle tutte inutili
che oltrepassassero la lamina
di rame specchiato.
Ho ascoltato parole
fiati deboli e forti tutti inutili
che potessero andare
oltre il limite che non si sono date.
Anche guardarsi negli occhi non serve
l'iride rifrange il dardo
in squame verdi e gialle
ma non lascia profanare
la monade della nostra
nudità
alcune forse belle tutte inutili
che oltrepassassero la lamina
di rame specchiato.
Ho ascoltato parole
fiati deboli e forti tutti inutili
che potessero andare
oltre il limite che non si sono date.
Anche guardarsi negli occhi non serve
l'iride rifrange il dardo
in squame verdi e gialle
ma non lascia profanare
la monade della nostra
nudità
lunedì 13 febbraio 2012
GATTA BAMBINA
Raggomitolata come la gatta
-che russa sul divano di velluto
e indifferente le vibrisse freme
al sogno della preda-
fingo una resa al sonno
ed estenuata protraggo nel buio
i pozzi neri dei miei occhi chiusi.
-che russa sul divano di velluto
e indifferente le vibrisse freme
al sogno della preda-
fingo una resa al sonno
ed estenuata protraggo nel buio
i pozzi neri dei miei occhi chiusi.
Vedo ronfare in morbidi sussulti
la gattina squama di tartaruga
che mi faceva le fusa e gli agguati
e carezzava con artigli pungenti
ma bonari il grembo che l'accoglieva,
sento la bambina aerea svolazzare
insieme a cento farfalle colorate
nell'aria tersa alla mattina presto,
odoro il grembiulino azzurro chiaro
le spighe fragranti dei suoi capelli
ondeggianti nel gioco,
tocco la bianca risata argentina
dei suoi dentini aguzzi e ne soppeso
la leggerezza di spuma.
Quando sguarda furtiva
dal verde delle sue grandi iridi
si parte un fiato di luce
e parla con la voce sua fanciulla
dal verde delle sue grandi iridi
si parte un fiato di luce
e parla con la voce sua fanciulla
domenica 12 febbraio 2012
Gesturi LOGGIATO
Se tubano i colombi alle finestre
e il tocco ad ogni quarto
della campana ai tuoi sonni
e il tocco ad ogni quarto
della campana ai tuoi sonni
mattutini s'intona
spiando tra gli scuri socchiusi
un fiotto d’oro t’acceca
mentre gli occhi volgi alla giara gialla
che si staglia nel fondo della via,
e se dalla cucina sale un aroma
di caffellatte e pane abbrustolito
ed è il volto di nonna che ti sorride
mentre gli occhi volgi alla giara gialla
che si staglia nel fondo della via,
e se dalla cucina sale un aroma
di caffellatte e pane abbrustolito
ed è il volto di nonna che ti sorride
nell’acciottolio delle stoviglie,
sei nel luogo che il tempo non scolora
e la memoria d'improvviso accende
e la memoria d'improvviso accende
sabato 11 febbraio 2012
domenica 5 febbraio 2012
SCHIZZI D'INCHIOSTRO
cielo a ricami
GITA A SORGONO
Sotto le ardesie scolorite dei tetti
allo scalpiccio d'acciottolato
rallenta un poco il viaggio.
Un gatto miagola e lontano
risponde un sonaglio d'armenti,
la donna chiama
in un grido ripetuto
e l'abituale richiamo del pastore
fischia al cane il ritorno.
Rallenta un poco il viaggio
seduto sulla soglia alla polvere
della strada, assapora
gli odori della terra
e godi questo raggio di sole
che ancora indugia
risponde un sonaglio d'armenti,
la donna chiama
in un grido ripetuto
e l'abituale richiamo del pastore
fischia al cane il ritorno.
Rallenta un poco il viaggio
seduto sulla soglia alla polvere
della strada, assapora
gli odori della terra
e godi questo raggio di sole
che ancora indugia
STAZZO DI SARDEGNA
le sere di settembre
nel camino un ciocco che sfrigola
e sul tetto di canne
le dita della pioggia
nel camino un ciocco che sfrigola
e sul tetto di canne
le dita della pioggia
accompagnano il vento
CASA DI CAMPAGNA
dondola l'ombra d'un ramo dove un pettirosso ha appena spiccato il volo
frinisce la cicala e l'accompagna nel suo moto perpetuo
il cigolio mi culla dolcemente
frinisce la cicala e l'accompagna nel suo moto perpetuo
il cigolio mi culla dolcemente
LA MIA CASA
il mio regno è la casa
il mio guscio - solido e duro
come la corazza della tartaruga-
il mio nido appeso al ramo
che dondola nella tempesta
ma niente lo potrà strappare
dal suo moto leggero d'altalena
è un mondo grande
affastellato d'oggetti e carte
dove s'accumula il tempo
che non si perde
dove gli affetti caldi
forse intiepidiscono un po'
ma al tocco d'un sospiro si ravvivano
è un mondo piccolo - e antico-
perchè non conceda spazio
alla paura degli orizzonti
troppo aperti
dei mari troppo agitati
degli uomini troppo bugiardi
e degli sguardi indifferenti
della gente che non capisce
dal guscio io vedo ogni mio stupido
errore ed ogni ingenuità
so che chiudermi dentro
è il mio peccato più grande
ma è forte la tentazione
di sbattere la porta in faccia al mondo
il mio guscio - solido e duro
come la corazza della tartaruga-
il mio nido appeso al ramo
che dondola nella tempesta
ma niente lo potrà strappare
dal suo moto leggero d'altalena
è un mondo grande
affastellato d'oggetti e carte
dove s'accumula il tempo
che non si perde
dove gli affetti caldi
forse intiepidiscono un po'
ma al tocco d'un sospiro si ravvivano
è un mondo piccolo - e antico-
perchè non conceda spazio
alla paura degli orizzonti
troppo aperti
dei mari troppo agitati
degli uomini troppo bugiardi
e degli sguardi indifferenti
della gente che non capisce
dal guscio io vedo ogni mio stupido
errore ed ogni ingenuità
so che chiudermi dentro
è il mio peccato più grande
ma è forte la tentazione
di sbattere la porta in faccia al mondo
Vecchia Darsena
VECCHIA DARSENA
Tempi chiari sereni
solo appena graffiati d'infantili
paure, dissolte sul polveroso
selciato dove il sandalo incespica
alla corsa lieve
Sta rossa la darsena
affacciata sulla distesa immota
- ai vecchi pescatori salotto buono
tempio di antichi riti
odoroso di lische e di catrame -
tempi trasparenti d'opali
come vetri fragili
sulla superficie liquida infranti
solo appena graffiati d'infantili
paure, dissolte sul polveroso
selciato dove il sandalo incespica
alla corsa lieve
Sta rossa la darsena
affacciata sulla distesa immota
- ai vecchi pescatori salotto buono
tempio di antichi riti
odoroso di lische e di catrame -
tempi trasparenti d'opali
come vetri fragili
sulla superficie liquida infranti
NUDI 1969
Marea
Nel sole
nella lucente luna
nell'abbaglio d'un riflesso
al sussulto d'un refolo sull'acqua
cola un'ondata di piena
di una marea che sale e si ripiega
e mi prende il corpo abbracciandomi
mi porta e mi riporta sul ciglio
della battigia tra la terra e l'infinito
nella lucente luna
nell'abbaglio d'un riflesso
al sussulto d'un refolo sull'acqua
cola un'ondata di piena
di una marea che sale e si ripiega
e mi prende il corpo abbracciandomi
mi porta e mi riporta sul ciglio
della battigia tra la terra e l'infinito
e naufragar m'è dolce in questo mare
Si respira a fatica
Guardo la mia pelle che respira
a fatica respira
la molle aria d’un maggio stentato,
tante altre come me
donne a fatica apparecchiano il giorno
a figli notturni che cercano
la luna e il dito tendono a fatica
verso il cielo vuoto
nel pozzo del mondo
Vorrei andare
per dove e quando e come -mi domando-
vorrei andare ma il vorrei è d'obbligo
una velleitaria valigia di sogni
mi accompagna -bagaglio a mano-
ma svaporano le nebbie dei nostri mattini
e dubbi non ce ne sono più
sull'essenza di un'esistenza
non dissimile dal cane randagio
ma più deprimente
più disorientante
più insopportabile
ma svaporano le nebbie dei nostri mattini
e dubbi non ce ne sono più
sull'essenza di un'esistenza
non dissimile dal cane randagio
ma più deprimente
più disorientante
più insopportabile
se donna
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