Ruvida la superficie delle grezze lane
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
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