schizzi disegni dipinti , parole e rime, incerti scandagli di mondi tra dentro e fuori incerti
mercoledì 5 dicembre 2012
Bambina con aquilone
IL PRESENTE E IL SOGNO
Com'è passata presto
quell'età insensata
te ne stavi svagata nei tuoi sogni
non toccavi coi piedi la terra
E chiudendo gli occhi
ti vedevi vivere
nel turbine del tempo
e intanto non vivevi il tuo presente
NELL'INFINITA PRATERIA
Com'era nella corsa
ardita
inseguendo del vento
la canzone
la melodia del tempo
la bambina
Fino a librarsi a volo
nell'infinita prateria
spiccando all'orizzonte
il suo tuffo ad angelo
sabato 10 novembre 2012
sabato 27 ottobre 2012
domenica 9 settembre 2012
“CESARE DEVE MORIRE”
Sullo schermo le immagini scorrono
E sono veri e inventati i volti
con gesti e parole d'una tragedia
Che finito non ha mai sullo schermo
Del mondo d'essere rappresentata
C’è il volto del potere che sicuro
S’asside e la distanza rode e scava
Tra il palazzo e la piazza
Ma negli occhi l’ombra ha di quel notturno
giaciglio su cui la noia s’avvolge
E il filo dei pensieri s'addipana
Negli echi di solitudini infinite
Il Giuda c’è dallo sguardo mellifluo
Che ha non una ma tante
Volte ingannato col sorriso storto
Per vicoli di perdute città
Alla droga alla mafia e al malaffare
I compagni ha offerto innocenti o no
In croce sui patiboli del mondo
L’eroe infine che di sangue si macchia
ha preso l'arma accecato d’amore
E nel colpo ha provato il caldo
Abbraccio infinite volte d'un corpo
Abbracciato e in quel vuoto l’idea sola
D’ombra e di dubbio una fossa vi stampa
Assassino l’eroe che applausi non ha
Dalla plebe che all’ultimo atto assiste
E il buon padre padrone sceglie assisa
Elargitore di premi piuttosto
Che farsi con fatica
E con impegno da sé il proprio regno
Su volti segnati di secoli e ombre
uomini nati per vivere fra uomini
Per tessere le tele e costruire
Per lottare e soffrire per nascere
E morire odiando e amando
Sulle strade del mondo
Nel caos delle città
O nei deserti dov’è l’infinito
Le sbarre di una cella con ragione
Di fronte alla parola umanità
Diventano prigione
http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Musa_TV/Proiezione-speciale-nel-carcere-di-Rebibbia-per-Cesare-deve-morire_313139349995.html
http://www.youtube.com/watch?v=HdNpnS4LQas
CESARE DEVE MORIRE (Caesar must die) Un film di Paolo e Vittorio Taviani - è stato premiato a Berlino con l'Orso d'oro,
http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Musa_TV/Proiezione-speciale-nel-carcere-di-Rebibbia-per-Cesare-deve-morire_313139349995.html
http://www.youtube.com/watch?v=HdNpnS4LQas
CESARE DEVE MORIRE (Caesar must die) Un film di Paolo e Vittorio Taviani - è stato premiato a Berlino con l'Orso d'oro,
domenica 26 agosto 2012
mercoledì 22 agosto 2012
In spiaggia COLORI
Sta a lato della piazza Povertà
ed ha la mano nuda e il corpo a terra
dove la terra è nuda.
Schiava di fame e di necessità
di una coperta al freddo
di suola alle scarpe nuova
dell’oggetto essenziale
al necessario bisogno corporale.
E’ cattivi pensieri o stanchi
e rassegnati non pensieri
una rinuncia all’anima
una lotta di carne e sangue e d’unghie.
Come disse il povero al potente
quando la falce nera
uguali nella polvere li rese
ciò che hai avuto e goduto
ch’è frutto d’un mal speso potere
i poveri te l’hanno concesso
perché giustizia ci fosse
e fossero i beni ripartiti
a tutti fosse il lavoro un diritto
e premio la ricchezza alla fatica.
Tu l’ordine hai sovvertito
e del potere hai fatto un vizio
i ricchi hai arricchito
ed ai poveri hai tolto il rispetto.
Come disse al povero il potente
quando la falce nera
nella polvere uguali li rese
finché ho potuto ho preso
perché sapevo che giustizia non è
e giudizio nemmeno nella terra
che gira né nella polvere nera
e se ora siamo uguali
sei sempre tu nel confronto
il perdente.
E a lato della piazza Povertà
ha la mano nuda e il corpo a terra
dove la terra è nuda.
domenica 5 agosto 2012
giovedì 28 giugno 2012
venerdì 15 giugno 2012
COMPAGNI DI VIAGGIO
GLI UOMINI BLU
Di viaggio compagni ne ho
Di viaggio compagni ne ho
Guardo le loro facce buie
Indifferenti
Riflesse sui finestrini .
Scorrono tremolanti
Sulla campagna che a sua volta
Corre come un nastro verde
E un occhio diventa albero
Un naso diventa mucca
E una fronte corrugata
Si fa campo arato col contadino.
Che la strada sia lunga
Che la campagna sia infinita
Che il viaggio non smetta mai
Di trasformare le facce
Dei miei compagni di viaggio
mercoledì 6 giugno 2012
Nudo in blu, omaggio a Picasso
Stai leggera nell’ombra
avvolta nella tua
azzurra nudità
SUL FONDO DEL POZZO
Dove si tocca il fondo,
il fondo secco,
trasuda il pozzo
d'antiche siccità e consumate maree
dove caduto è l'ultimo
arreso brandello di veste
sulla nudità
non concessa;
non è che l'anima
stupidamente scoperta
assente assordata
rattrappita,
riprende a contorcere un gesto
incomprensibile
oltre l'alto muro di pietra
sul cerchio orlato del cielo
trasuda il pozzo
d'antiche siccità e consumate maree
dove caduto è l'ultimo
arreso brandello di veste
sulla nudità
non concessa;
non è che l'anima
stupidamente scoperta
assente assordata
rattrappita,
riprende a contorcere un gesto
incomprensibile
oltre l'alto muro di pietra
sul cerchio orlato del cielo
sabato 2 giugno 2012
MAMMA A VENT'ANNI
Perchè scrivere una nuova poesia
quando ti ha colto d'improvviso
la stretta unghiata della commozione
pietà d'altri dolori a te lontani
ma non tanto che non sia
l'umanità che è in te che brucia
e trema
sfrigolando e geme
con lo stesso rumore fumoso
e rosso
lo stesso sangue
e acqua che scorre
sulla tua anima nuda
scava rivoli nella polvere
di silenzi e frantumati
scogli d'ardesia
e nero
come la tua stessa ombra
tremante all'agguato
dei giorni che ancora verranno
e porteranno lacrime
o forse gioie
quando ti ha colto d'improvviso
la stretta unghiata della commozione
pietà d'altri dolori a te lontani
ma non tanto che non sia
l'umanità che è in te che brucia
e trema
sfrigolando e geme
con lo stesso rumore fumoso
e rosso
lo stesso sangue
e acqua che scorre
sulla tua anima nuda
scava rivoli nella polvere
di silenzi e frantumati
scogli d'ardesia
e nero
come la tua stessa ombra
tremante all'agguato
dei giorni che ancora verranno
e porteranno lacrime
o forse gioie
ma poche credo
che troppa consapevolezza
e troppa empatia
t'unisce al modo delle umane
sciagure
giovedì 31 maggio 2012
sabato 7 aprile 2012
Ti ho sentito arrivare
Ti ho sentito arrivare
Ho sentito il tonfo dei piedi nudi
Sulla terra come un battito
D’ali l’ansito d’animale al limite
Dei boschi proteso ad una carezza
E pronto a sfuggirla prima
D’assaporarne la trappola tesa
E via riprendi l’erta verso l’impervia
Cima che non ardisco scalare.
Resto ancora con gli occhi chiusi
Nel mattino che sorge appena
Tra le ciglia impigliata è la notte
Con i suoi echi e i suoi sogni
seconda versione
seconda versione
Ti ho sentito arrivare,
ho sentito dei nudi piedi il tonfo
come un battito d’ali,
l’ansito d’animale sul
limite
dei boschi, proteso ad una carezza
e già pronto a sfuggirne la trappola
prima d’assaporarla.
E via riprendi l’erta
verso l’impervia cima
che non oso scalare.
Negli occhi ancora chiusi
sorge il mattino appena,
tra le ciglia è impigliata la notte.
mercoledì 14 marzo 2012
martedì 28 febbraio 2012
giovedì 23 febbraio 2012
GIRASOLI IN BLU
Affranti soli
piegano i raggi
alla notte nascente
e si dissolvono.
Nell'aria azzurra
lacrime d'oro
piegano i raggi
alla notte nascente
e si dissolvono.
Nell'aria azzurra
lacrime d'oro
CI SONO PERSONE
Ci sono persone scostanti
persone che sono sempre sorridenti
e hanno atteggiamenti gentili
ma da loro sprigiona un'aura di gelo.
Io sono come Castaneda che aveva sperimentato
i funghi allucinogeni degli sciamani
e i suoi occhi vedevano
una luce irraggiarsi dalle persone.
Ma non tutte le persone hanno una luce
e hanno atteggiamenti gentili
ma da loro sprigiona un'aura di gelo.
Io sono come Castaneda che aveva sperimentato
i funghi allucinogeni degli sciamani
e i suoi occhi vedevano
una luce irraggiarsi dalle persone.
Ma non tutte le persone hanno una luce
FORSE OGGI PIOVE
Forse oggi piove
Tornano sprazzi di ricordi
che tracciano linee di profondità
sulla prospettiva del tempo
E la grande nuvola che il libeccio
spalma sulla città
è una tregua di frescura
all'afa che la tormenta
Una siccità d'anni intorno agli occhi
si raggruma
come solchi secchi d'un campo
su cui la promessa di pioggia
sta sospesa
E la tristezza si ravviva
che la credevo sepolta
SASSARI DUOMO
SETTEMBRE
Piove dopo un gran caldo soffocante.
Settembre inizia con odore d'erba
e di terra bagnata.
Nell'aria un brivido risveglia fresco
vivificante i sensi
sopiti dall'arsura.
Afferra nel suo scompiglio di vento
le cose dalla terra
e le offre al cielo arcigno.
In attesa lampi d'occhi sospesi
alla nuvola bianca ed alla nera
affondano gli uncini
cercando dentro il caos stabilità
OMAGGIO A MIRO'
Settembre inizia con odore d'erba
e di terra bagnata.
Nell'aria un brivido risveglia fresco
vivificante i sensi
sopiti dall'arsura.
Afferra nel suo scompiglio di vento
le cose dalla terra
e le offre al cielo arcigno.
In attesa lampi d'occhi sospesi
alla nuvola bianca ed alla nera
affondano gli uncini
cercando dentro il caos stabilità
OMAGGIO A MIRO'
CAVALCATA
CAVALCATA
Fremono i cavalli nella ressa
e il sole accende le fiamme
dei bianchi velluti e dei rossi
scorre d'un lampo la via nei giorni
svuotata e di folle assente
calcata d'umili villani
intenti alle faccende
per un giorno rinasce di spiriti
indomiti che della festa l'abito
a balentìa ridesta
e il sole accende le fiamme
dei bianchi velluti e dei rossi
scorre d'un lampo la via nei giorni
svuotata e di folle assente
calcata d'umili villani
intenti alle faccende
per un giorno rinasce di spiriti
indomiti che della festa l'abito
a balentìa ridesta
IL VIAGGIATORE
Con incedere lento al passo va
nel dondolio si cullano i pensieri
che all'unisono volgono alla strada
cavallo e cavaliere
e la strada risponde noncurante
con la stessa canzone
del mite viaggiatore
L'AMICA E L'INFANZIA
Non ero sola nel viaggio
Forse tu bambina solo giocavi
e ciò che era per me totale per te
del tutto marginale
al centro dei tuoi infantili pensieri.
Quando io m’aggrappavo alla sartia del mio
viaggio e del tuo tu allora
nel tuo sorridente mare di spuma
ai tuoi adolescenti orizzonti la prua
volgendo non mi comprendevi se non
ciurma o zavorra di cui
liberarti in porto con i trastulli
della traversata noiosi orpelli
E marcito cordame alla tua vela
Amiche Perdute
Tu scordato bene non mi ami più
E troppo brucia il senso del diniego
Che pure per molti anni io non coglievo.
Giunte all’età del bilancio sul piatto
Il diseguale peso dei ricordi
Incide come d’un vuoto che conta
Come d’un pieno e degli zeri somma
Esosa si fa a reclamare il debito.
Tu muta amica non sei ombra rimossa
Di più o meno inconsci sensi di colpa
Di un bene che solo per me ora intendo
È perduto e pianto coi miei vent’anni
ULISSE
Non senti l'incanto delle sirene
dove il selvaggio mare
ti richiama all'azzurro.
Vuoto di terre e di preghiere vola
allo scoglio irto il folle
tuo remo e la vela si tende chiara
col suo bianco tepore di lenzuolo
dove il selvaggio mare
ti richiama all'azzurro.
Vuoto di terre e di preghiere vola
allo scoglio irto il folle
tuo remo e la vela si tende chiara
col suo bianco tepore di lenzuolo
mercoledì 22 febbraio 2012
Antiche barche
Sfoglio un grosso libro di fotografie,
antichità, di viaggio reportages
di esploratori ottocenteschi inclini
a contemplare dall'alto e incorniciare
a fuoco, in buona luce e ombra, quadri
d'esistenza remota e primitiva
fiori di bianco e nero rifioriti
nei fanghi di paesucoli e borgate...
e d'improvviso un vento di maestrale
ogni foglio scompiglia, volano via
le foto di famiglie, di casette
di terra e sassi, le buie facce scure
dei minatori in fondo alla miniera,
resta in ultimo un mare in controluce
barche in attesa silenti e ferme al molo
in un dolce dondolio d'altalena
che chiude gli occhi piano e dentro resta
uno sfavillio lontano di nivea
rena sui liti in lunga riga stesa
antichità, di viaggio reportages
di esploratori ottocenteschi inclini
a contemplare dall'alto e incorniciare
a fuoco, in buona luce e ombra, quadri
d'esistenza remota e primitiva
fiori di bianco e nero rifioriti
nei fanghi di paesucoli e borgate...
e d'improvviso un vento di maestrale
ogni foglio scompiglia, volano via
le foto di famiglie, di casette
di terra e sassi, le buie facce scure
dei minatori in fondo alla miniera,
resta in ultimo un mare in controluce
barche in attesa silenti e ferme al molo
in un dolce dondolio d'altalena
che chiude gli occhi piano e dentro resta
uno sfavillio lontano di nivea
rena sui liti in lunga riga stesa
martedì 21 febbraio 2012
DISGELO
Si ritira la neve
molle dalle pendici,
stanno sull'orlo via via più esteso
penduli i boschi colti
nell'istantanea luce,
trame nere di sterpi fanno trina
quasi mani a trattenere tese
il languore disciolto
di lattea lava
che d'infuocate polle
punteggiando la terra
la convalle dilava.
Un'umile preghiera d'attesa,
che ancora un poco duri,
prima dell'estate prosciugatrice
molle dalle pendici,
stanno sull'orlo via via più esteso
penduli i boschi colti
nell'istantanea luce,
trame nere di sterpi fanno trina
quasi mani a trattenere tese
il languore disciolto
di lattea lava
che d'infuocate polle
punteggiando la terra
la convalle dilava.
Un'umile preghiera d'attesa,
che ancora un poco duri,
prima dell'estate prosciugatrice
ANDARSENE
Andarsene.
Là dove la campagna si fa bosco
E dall’incerto crepuscolo sale
la bruma opalescente
sugli odori delle erbe
selvatiche e dei funghi.
Dove il tempo si è fermato
e s'intrecciano ghirlande
lungo le grandi montagne dell’est.
Dove in cima a guardare
anche in piena estate brilla la neve
e ad ascoltare d'ali di farfalle
vibra l'aria sui frutti
di bosco racchiusi
nel lembo del grembiule sollevato
Là dove la campagna si fa bosco
E dall’incerto crepuscolo sale
la bruma opalescente
sugli odori delle erbe
selvatiche e dei funghi.
Dove il tempo si è fermato
e s'intrecciano ghirlande
lungo le grandi montagne dell’est.
Dove in cima a guardare
anche in piena estate brilla la neve
e ad ascoltare d'ali di farfalle
vibra l'aria sui frutti
di bosco racchiusi
nel lembo del grembiule sollevato
SENEX
Ruvida la superficie delle grezze lane
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
s'impiglia d'ombre e sudori,
dal passo polveroso gli scarponi
segnano la via al cavallo bizzoso,
nell'orbita profonda l'occhio indugia
dalla serenità d'altri mondi
all'asfalto fumante delle città.
Non c'è l'oggi dell'universo privo di centro
della centrifuga vanagloria
delle generazioni che volano senz'ali
in un'aria senza orizzonti e senza porti,
non c'è l'io d'insofferenza malato
di languore sfinito
accecato di luci
sordo di troppo rumore.
Non c'è morte o vita, nè età,
sul volto scalpellato
dalle intemperie dell'eterno
CONCRETA VITA
Non mi culli malinconia
che io non scivoli nelle sabbie mobili
della mia pena
mi soccorra con la sua sferza
d'energia concreta vita
che da tutte parti d'ogni pertugio
fa varco di fuga
e di cose vere si fa scudo
che hanno spigoli e feriscono
e di colori forti acceca
ma farsi male così
è comunque un sentire d'esistere
che io non scivoli nelle sabbie mobili
della mia pena
mi soccorra con la sua sferza
d'energia concreta vita
che da tutte parti d'ogni pertugio
fa varco di fuga
e di cose vere si fa scudo
che hanno spigoli e feriscono
e di colori forti acceca
ma farsi male così
è comunque un sentire d'esistere
Le Tre Grazie
ritorno stanca spossata la sera
non è cosa
di cercare tra angoli
spigolosi e contorti spasmi
il filo degli interiori monologhi
diventati nonsense nel dare
forma a ciò che non ce l'ha
- frugo nei visi sconosciuti e bianchi
e nel puerile sorriso
dove s'impiglia, sì,
quella cosa che a me sfugge
e che non è innocenza:
obliqui sguardi le fini labbra rosse -
il giorno vola dalle fatiche della vita
che la natura ha dato
e giunge presto la sera con le sue
luminarie
di cercare tra angoli
spigolosi e contorti spasmi
il filo degli interiori monologhi
diventati nonsense nel dare
forma a ciò che non ce l'ha
- frugo nei visi sconosciuti e bianchi
e nel puerile sorriso
dove s'impiglia, sì,
quella cosa che a me sfugge
e che non è innocenza:
obliqui sguardi le fini labbra rosse -
il giorno vola dalle fatiche della vita
che la natura ha dato
e giunge presto la sera con le sue
luminarie
ANTICO MODERNO
Le ragazze dai volti spavaldi e gli occhi lucenti
ridono mostrando le gole nude e nascondono nei cuori i loro segreti
tra le sete d'antichi telai e le trine ricamate dalle mani delle bisnonne.
I neri velluti e gli scialli colorati -
dormienti nelle cassapanche intagliate e nei cassetti dei vecchi comò -
riprendono vita e carne danzando i balli in tondo
al suono delle fisarmoniche.
Le ragazze smettono un momento i loro liberi giochi,
gli studi all'università e i loro progetti di viaggi e di lavoro,
racchiudono nei corpetti sbuffanti fragranti pensieri
di spighe di grano e di ghirlande d'eriche e asfodeli
e incedono maestose a testa alta
regalmente portando lo scettro di una saggezza millenaria
lunedì 20 febbraio 2012
TEMPO DI VENDEMMIA
Volevo disegnare le cose
che brillavano dense di colori
davanti ai miei svagati occhi
incerta la matita sul foglio bianco
altre cose inventava
volumi tra linee su piani
evanescenti nubi
del vento i percorsi
sulle colline lontane
ma dov'era
il loro corpo vero
il solo loro corpo nudo
che brillavano dense di colori
davanti ai miei svagati occhi
incerta la matita sul foglio bianco
altre cose inventava
volumi tra linee su piani
evanescenti nubi
del vento i percorsi
sulle colline lontane
ma dov'era
il loro corpo vero
il solo loro corpo nudo
dov'erano le parole vere
di quelle cose
le sole che alle cose
di quelle cose
le sole che alle cose
danno i colori?
FRANGIA
La senti dove pulsa sulle tempie
cade la frangia accesa da un raggio
sulla fronte aggrondata
cade la frangia accesa da un raggio
sulla fronte aggrondata
come sempre
cala sugli occhi velati di tristezza
ma più forse rabbiosi
ma più forse rabbiosi
della passata giovinezza
malizioso potere cui sfugge ora
il talismano che apriva porte
e scorre annacquata nelle vene
una vita strapazzata e gualcita
una vita strapazzata e gualcita
domenica 19 febbraio 2012
L'età spensierata MARTINA
Allora tu vuoi cantare
a gola spiegata solo come cantare può
una ragazza nell'età spensierata
a gola spiegata solo come cantare può
una ragazza nell'età spensierata
Allora vai oltre
le sbarre di una giornata persa alla finestra
oltre la curva della strada
che si piega di là dalla città
distrattamente indaffarata
Prendi i tuoi affetti più veri
perché sono l'unica catena che non pesa
prendi i pensieri brillanti
che ti guidano nei sentieri impervi
e ti rallegrano le solitudini
e ti illuminano nella notte quando non è stellata
Vai dove vuoi o dove puoi
quando sei stanca
getta l'ancora dei tuoi ricordi
dove della tua essenza intatta
alla mareggiata
sia solido appiglio la roccia caparbia
Occhi chiusi MARIA
Ho letto parole tante
alcune forse belle tutte inutili
che oltrepassassero la lamina
di rame specchiato.
Ho ascoltato parole
fiati deboli e forti tutti inutili
che potessero andare
oltre il limite che non si sono date.
Anche guardarsi negli occhi non serve
l'iride rifrange il dardo
in squame verdi e gialle
ma non lascia profanare
la monade della nostra
nudità
alcune forse belle tutte inutili
che oltrepassassero la lamina
di rame specchiato.
Ho ascoltato parole
fiati deboli e forti tutti inutili
che potessero andare
oltre il limite che non si sono date.
Anche guardarsi negli occhi non serve
l'iride rifrange il dardo
in squame verdi e gialle
ma non lascia profanare
la monade della nostra
nudità
lunedì 13 febbraio 2012
GATTA BAMBINA
Raggomitolata come la gatta
-che russa sul divano di velluto
e indifferente le vibrisse freme
al sogno della preda-
fingo una resa al sonno
ed estenuata protraggo nel buio
i pozzi neri dei miei occhi chiusi.
-che russa sul divano di velluto
e indifferente le vibrisse freme
al sogno della preda-
fingo una resa al sonno
ed estenuata protraggo nel buio
i pozzi neri dei miei occhi chiusi.
Vedo ronfare in morbidi sussulti
la gattina squama di tartaruga
che mi faceva le fusa e gli agguati
e carezzava con artigli pungenti
ma bonari il grembo che l'accoglieva,
sento la bambina aerea svolazzare
insieme a cento farfalle colorate
nell'aria tersa alla mattina presto,
odoro il grembiulino azzurro chiaro
le spighe fragranti dei suoi capelli
ondeggianti nel gioco,
tocco la bianca risata argentina
dei suoi dentini aguzzi e ne soppeso
la leggerezza di spuma.
Quando sguarda furtiva
dal verde delle sue grandi iridi
si parte un fiato di luce
e parla con la voce sua fanciulla
dal verde delle sue grandi iridi
si parte un fiato di luce
e parla con la voce sua fanciulla
Iscriviti a:
Post (Atom)